Per un’Europa
LIBERA e FORTE
Il nostro APPELLO
Viviamo tempi di grandi cambiamenti, conflitti e insicurezze: alle autocrazie e ai regimi che minacciano apertamente le nostre democrazie si salda un movimento reazionario internazionale di destra estrema che utilizza paure e nuovi strumenti di egemonia, spingendo il dibattito pubblico verso una polarizzazione radicale.
E mentre l’Europa è sotto attacco nel suo processo di integrazione, il ceto medio perde reddito e funzione sociale e i conflitti le controversie sembrano voler essere risolti attraverso gli interessi di un mercantilismo sovranista pronto a schiacciare il diritto internazionale, i diritti umani e legittime rivendicazioni di indipendenza e di libertà dei popoli.
Siamo al centro di una tempesta perfetta: le destre estreme fanno da traino a una visione illiberale, la propaganda e la disinformazione invadono il dibattito pubblico e condizionano le opinioni pubbliche. Occorre invertire la rotta, possiamo e dobbiamo reagire.
Democrazia, libertà, diritti, pace, società aperta, giustizia sociale e il sogno europeo restano ancora i bisogni e le opportunità di progresso dell’umanità.
Questo è lo spazio delle forze europeiste, progressiste, liberali e popolari che devono rinnovarsi e rispondere con coraggio alle sfide del presente.
Questo appello è una chiamata all’azione, alla mobilitazione, digitale e fisica, ad una rinnovata partecipazione alla vita pubblica per elaborare risposte concrete alle sfide del presente, puntando su cinque grandi temi che possono determinare il cambiamento dell’Unione Europea.
Una grande azione congiunta tra luoghi del sapere, della politica, istituzioni affinché i cittadini d’Europa tornino a sentirsi parte di una comunità di forza e di progresso.
Troppo spesso abbiamo esitato, ma ora siamo chiamati ad agire, con visione e coraggio. Occorre per questo motivo spingere con forza per un’autonomia strategica e politica dell’Europa nello scenario geopolitico, iniziando subito il percorso di cooperazione militare tra gli eserciti europei perché non saranno le buone intenzioni a rendere forte l’Unione Europea ma la capacità di imporsi nella nuova triangolazione che Russia, Cina e USA hanno in mente.
Questo appello nasce dall’urgenza invariata che il Manifesto di Ventotene tracciò durante il secondo conflitto mondiale, per un’Europa federale e per un nuovo europeismo in difesa delle democrazie liberali e delle libertà dei popoli.
Da tre anni contiamo morti innocenti che il regime di Putin causa per sua rincorsa ad un Imperialismo abietto, con questo appello rinnoviamo il nostro impegno contro la barbarie, per l’Ucraina e per tutti coloro che lavorano e lottano per un futuro di pace e libertà per i loro popoli.
Per un’Europa LIBERA
Occorre avviare da subito un percorso di riforma dei Trattati che si ponga l’obiettivo non più rinviabile di superare il diritto di veto e lo snellimento del processo decisionale dell’Unione Europea, rendendo il Parlamento pienamente il luogo di concertazione, discussione, elaborazione delle proposte politiche del popolo europeo. Tali scelte consoliderebbero il ruolo del Parlamento come vera e propria istituzione legislativa autonoma, rafforzando la democrazia europea e dando più spazio alla partecipazione e alla rappresentanza popolare nel processo decisionale.
Questo traguardo non potrà che passare attraverso un sistema di partiti che inizino a pensarsi in chiave europea e che diventino motore di un’opinione pubblica comunitaria. Stante il panorama attuale se non sarà possibile avere una maggioranza per la riforma dei Trattati è necessario procedere senza perdere altro tempo a dialoghi rafforzati, alla cooperazione rafforzata tra alcuni Paesi Ue su unione della difesa e esercito comune europeo perché la burocrazia e gli infiniti tavoli negoziali sono i migliori alleati di chi attenta alla capacità decisionale europea e alla forza politica dell’Unione. In questo senso così come avvenuto in passato (Maastricht, Schengen, Prum) occorre istituire un nuovo trattato internazionale volto a dare un nuovo impulso all’azione diplomatica e difensiva dell’UE.
Per un’Europa FORTE
Il traguardo di una compiuta soggettività politica dell’UE presuppone, oltre ad una moneta comune, la realizzazione di una difesa comune.
È dunque necessario creare un meccanismo integrato per la difesa e la sicurezza che ottimizzi i finanziamenti destinati alla difesa militare e alla sicurezza civile, attraverso emissione di Eurobond e cioè contrazione di debito comune come già fatto in passato per situazioni che hanno richiesto un intervento urgente. La difesa comune dell’Europa dovrebbe comprendere sia il potenziamento delle capacità militari (come forze di difesa comuni) che le misure per la sicurezza civile (come la protezione contro attacchi informatici, il terrorismo e le crisi migratorie). È quindi essenziale sviluppare anche un servizio di cooperazione di intelligence a livello dell’UE, che non sostituisca le agenzie di intelligence nazionali, ma agisca come un punto di raccolta e analisi delle informazioni strategiche per supportare il processo decisionale politico e la pianificazione operativa dell’Unione. Aumentare la spesa per la difesa di ogni singolo Stato resta comunque la prima mossa da mettere in campo, attivando la “clausola di salvaguardia” così da scorporare le spese della difesa e degli investimenti strategici del settore dal Patto di stabilità, con delle condizionalità̀ alle deroghe nazionali che incentivino collaborazioni industriali fra Paesi europei e programmi e acquisizioni in ambito comunitario.
Per un’Europa COMPETITIVA
Lo sviluppo del mercato unico europeo è ostacolato da due gravi deficit: le grandi imprese sono troppo piccole e poco integrate, mentre le PMI soffrono le normative europee con benefici limitati. È necessario affrontare la questione dimensionale, puntando su settori come quello finanziario, energetico e delle comunicazioni. Occorre adottare un Codice europeo di diritto commerciale per semplificare la creazione e crescita delle imprese, creare un’Unione del Risparmio e degli Investimenti per supportare la ricerca e ridurre la frammentazione fiscale che penalizza le PMI. Senza risorse adeguate, le transizioni rischiano di fallire. A partire da quella ambientale, appare di tutta evidenza, l’esigenza di accompagnarne gli sviluppi con una visione inclusiva che si faccia carico di effetti e conseguenze sugli apparati produttivi. Sebbene aumentino gli interventi di politica industriale, la loro efficacia è limitata da problemi di coordinamento e da un insufficiente sostegno finanziario pubblico e privato, in particolare nelle regioni più svantaggiate. È necessaria una strategia industriale comune dell’UE, in particolare per ridurre il divario dei costi energetici, che rappresentano il principale ostacolo alla competitività.
Per un’Europa GIUSTA
È tempo di un nuovo “contratto sociale europeo” che coniughi la transizione digitale ed economica con un forte rafforzamento e coordinamento delle politiche di welfare dell’Unione Europea. È fondamentale promuovere la formazione e la riqualificazione continua dei lavoratori, anche sul modello di SURE, combattendo gli stereotipi di genere. Serve un’azione decisa per armonizzare le politiche fiscali e previdenziali, garantendo standard comuni in sanità e istruzione a tutela di tutti, con attenzione alle categorie più vulnerabili. Un sistema sanitario integrato e un’istruzione equa sono essenziali per ridurre le disuguaglianze. Inoltre, limitare la concorrenza fiscale tra Stati membri favorisce l’equità sociale ed economica, contrastando la povertà e rafforzando la coesione europea. L’Europa deve guidare un cambiamento radicale, ponendo giustizia sociale e uguaglianza di genere al centro dello sviluppo. Questo significa adottare politiche per l’empowerment femminile, eliminare il gender pay gap, rafforzare i diritti di maternità e paternità e garantire un welfare inclusivo.
Per un’Europa DEMOCRATICA
Nel corso di questi anni il processo democratico è stato compromesso dall’influenza delle grandi piattaforme digitali che a livello informativo hanno rimpiazzato i media tradizionali. A livello globale questo ha determinato una deregulation del dibattito pubblico: eserciti di boot, di troll, di fake news, propaganda, razzismo, antisemitismo, sessismo, comunicazioni antiscientifiche che condizionano la vita nei nostri Paesi arrivando a spostare il sentimento delle opinioni pubbliche. Giganti tecnologici senza responsabilità editoriali che aumentano i loro profitti sulle polarizzazioni delle nostre società. L’Europa deve attuare subito un piano per la salvaguardia dell’informazione, promuovendo un piano per l’identità digitale certificata per l’accesso alle piattaforme e prevedendo un fondo che dalla tassazione delle big tech investa su ambienti informativi imparziali e nuovi ecosistemi social di discussione.
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English
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For a Free and Strong Europe
We are living in times of great changes, conflicts, and uncertainties: alongside autocracies and regimes that openly threaten our democracies, there is a rising international reactionary movement of extreme right-wing forces that exploit fears and new tools of hegemony, pushing public debate toward radical polarisation.
While Europe is under attack in its integration process, the middle class is losing income and social function, and conflicts seem to be resolved through the interests of sovereigntist mercantilism, which is ready to crush international law, human rights, and legitimate claims for independence and freedom of peoples.
We are at the centre of a perfect storm: extreme right-wing forces are driving an illiberal vision, propaganda and disinformation are invading the public debate, and influencing public opinion.
It is necessary to change course; we can and must react.
Democracy, freedom, rights, peace, an open society, social justice, and the European dream remain the needs and opportunities for the progress of humanity. This is the space for pro-European, progressive, liberal, and popular forces that must renew themselves and respond with courage to the challenges of the present.
This appeal is a call to action, to mobilisation, both digital and physical, to renewed participation in public life, to develop concrete responses to the challenges of today, focusing on five major themes that can determine the future of the European Union. A great joint action between places of knowledge, politics, and institutions to ensure that the citizens of Europe once again feel part of a community of strength and progress.
Too often we have hesitated, but now we are called to act, with vision and courage.
For this reason, it is essential to strongly push for Europe’s strategic and political autonomy in the geopolitical scenario, beginning immediately with the path of military cooperation among European armies because it will not be good intentions that will make the European Union strong but the ability to impose itself in the new triangulation envisioned by Russia, China, and the USA.
This appeal arises from the unchanged urgency that the Ventotene Manifesto outlined during World War II, for a federal Europe and a new Europeanism to defend liberal democracies and the freedoms of peoples.
For three years, we have counted innocent lives lost due to Putin’s regime in pursuit of a despicable Imperialism. With this appeal, we renew our commitment against barbarism, for Ukraine and for all those working and fighting for a future of peace and freedom for their peoples.
For a Free Europe
We must immediately initiate a process of reforming the Treaties, with the aim of no longer postponing the removal of the veto power and streamlining the decision-making process of the European Union, making the European Parliament the true place for concertation, discussion, and the development of political proposals for the European people. Such choices would consolidate the Parliament’s role as a fully autonomous legislative institution, strengthening European democracy and providing more space for participation and popular representation in the decision-making process. This goal can only be achieved through a system of political parties that begin to think in European terms and become the driving force of a European public opinion. Given the current political landscape, if it is not possible to secure a majority for Treaty reform, it is essential to proceed without further delay with enhanced dialogues and closer cooperation among some EU countries on defence union and a common European army, as bureaucracy and endless negotiation tables are the best allies of those who undermine European decision-making power and the political strength of the Union. In this sense, as happened in the past (Maastricht, Schengen, Prum), a new international treaty should be established to give a renewed impetus to the EU’s diplomatic and defensive actions.
For a Strong Europe
The goal of a fully realized political subjectivity for the EU requires, in addition to a common currency, the establishment of a common defense. It is therefore necessary to create an integrated mechanism for defense and security that optimizes funding for military defense and civilian security, through the issuance of Eurobonds, i.e., the taking on of common debt, as was done in the past for situations requiring urgent intervention. The common defense of Europe should include both the strengthening of military capabilities (such as common defense forces) and measures for civilian security (such as protection against cyber-attacks, terrorism, and migration crises). It is therefore essential to also develop an EU-level intelligence cooperation service that does not replace national intelligence agencies but acts as a point for gathering and analyzing strategic information to support the political decision-making process and operational planning of the Union. Increasing defense spending in each individual state remains the first step to be taken, activating the “safeguard clause” to separate defense and strategic sector investments from the Stability Pact, with conditionalities for national exemptions that encourage industrial collaborations between European countries and community-level programs and acquisitions.
For a Competitive Europe
The development of the European Single Market is hindered by two major deficits: large companies are too small and insufficiently integrated, while SMEs suffer from European regulations with limited benefits. It is essential to address the issue of size by focusing on sectors such as finance, energy, and communications. A European Commercial Code must be adopted to simplify the creation and growth of businesses, and a Union for Savings and Investments should be established to support research and reduce tax fragmentation that penalises SMEs. Without adequate resources, transitions are at risk of failure. Starting with the environmental transition, it is clear that its developments must be accompanied by an inclusive vision that takes into account the effects and consequences on production systems. Although industrial policy interventions are increasing, their effectiveness is limited by coordination problems and insufficient public and private financial support, particularly in more disadvantaged regions. A common EU industrial strategy is needed, especially to reduce the energy cost gap, which remains the primary obstacle to competitiveness.
For a Just Europe
It is time for a new “European social contract” that combines the digital and economic transition with a strong reinforcement and coordination of the European Union’s welfare policies. It is essential to promote the continuous training and retraining of workers, also following the model of SURE, while combating gender stereotypes. Decisive action is needed to harmonize fiscal and pension policies, ensuring common standards in healthcare and education for the protection of all, with attention to the most vulnerable groups. An integrated healthcare system and equitable education are essential to reducing inequalities. Furthermore, limiting fiscal competition among Member States promotes social and economic fairness, combating poverty and strengthening European cohesion. Europe must lead a radical change, placing social justice and gender equality at the heart of development. This means adopting policies for women’s empowerment, eliminating the gender pay gap, strengthening maternity and paternity rights, and ensuring an inclusive welfare system.
For a Democratic Europe
In recent years, the democratic process has been compromised by the influence of major digital platforms, which have replaced traditional media at the informational level. Globally, this has led to a deregulation of public debate: armies of bots, trolls, fake news, propaganda, racism, antisemitism, sexism, and anti-scientific communications are shaping life in our countries, shifting public opinion. Technology giants with no editorial accountability increase their profits through the polarisation of our societies. Europe must immediately implement a plan to safeguard information, promoting a plan for certified digital identity to access platforms and establishing a fund from the taxation of big tech companies to invest in impartial informational environments and new social discussion ecosystems.
Pour une Europe libre et forte
Nous vivons des temps de grands changements, de conflits et d’insécurités : aux côtés des autocraties et des régimes qui menacent ouvertement nos démocraties, un mouvement réactionnaire international d’extrême droite se développe, utilisant les peurs et de nouveaux outils d’hégémonie, poussant le débat public vers une polarisation radicale.
Alors que l’Europe est attaquée dans son processus d’intégration, la classe moyenne perd du revenu et de sa fonction sociale, et les conflits semblent vouloir être résolus à travers les intérêts d’un mercantilisme souverainiste prêt à écraser le droit international, Droit de l’Homme et les revendications légitimes d’indépendance et de liberté des peuples.
Nous sommes au cœur d’une tempête parfaite : les extrêmes droites font office de moteur pour une vision illibérale, la propagande et la désinformation envahissent le débat public et conditionnent les opinions publiques.
Il est nécessaire de changer de cap ; nous pouvons et devons réagir.
La démocratie, la liberté, les droits, la paix, la société ouverte, la justice sociale et le rêve européen restent les besoins et les opportunités de progrès de l’humanité. C’est là que se trouvent les forces européistes, progressistes, libérales et populaires qui doivent se renouveler et répondre avec courage aux défis du présent.
Cet appel est un appel à l’action, à la mobilisation, digitale et physique, à une participation renouvelée à la vie publique pour élaborer des réponses concrètes aux défis d’aujourd’hui, en se concentrant sur cinq grands thèmes qui peuvent déterminer l’avenir de l’Union européenne. Une grande action conjointe entre les lieux du savoir, de la politique et les institutions pour que les citoyens d’Europe se sentent à nouveau membres d’une communauté de force et de progrès.
Trop souvent, nous avons hésité, mais maintenant, nous sommes appelés à agir, avec vision.
C’est pourquoi il est essentiel de pousser pour une autonomie stratégique et politique de l’Europe sur la scène géopolitique, en commençant immédiatement par la coopération militaire entre les armées européennes, car ce ne seront pas les bonnes intentions qui rendront l’Union européenne forte, mais sa capacité à s’imposer dans la nouvelle triangulation que la Russie, la Chine et les États-Unis ont en tête.
Cet appel naît de l’urgence inchangée que le Manifeste de Ventotene avait tracée pendant la Seconde Guerre mondiale, pour une Europe fédérale et un nouvel européanisme, en défense des démocraties libérales et autodétermination des peuples.
Depuis trois ans, nous comptons les innocents tués par le régime de Poutine dans sa quête d’un impérialisme abject. Avec cet appel, nous renouvelons notre engagement contre la barbarie, pour l’Ukraine et pour tous ceux qui travaillent et luttent pour un avenir de paix et de liberté pour leurs peuples.
Pour une Europe libre
Il est nécessaire de commencer immédiatement un processus de réforme des Traités, avec pour objectif de ne plus remettre à plus tard l’élimination du droit de veto et de simplifier le processus décisionnel de l’Union Européenne, en faisant du Parlement européen le véritable lieu de concertation, de discussion et d’élaboration des propositions politiques pour le peuple européen. De telles décisions consolideraient le rôle du Parlement en tant qu’institution législative pleinement autonome, renforçant ainsi la démocratie européenne et offrant davantage d’espace à la participation et à la représentation populaire dans le processus décisionnel. Cet objectif ne pourra être atteint que par un système de partis politiques qui commencent à se penser en termes européens et qui deviennent le moteur d’une opinion publique communautaire. Étant donné le paysage politique actuel, si une majorité pour la réforme des Traités n’est pas possible, il est essentiel de procéder sans plus attendre à des dialogues renforcés et à une coopération approfondie entre certains pays de l’UE sur l’union de la défense et un armée commune européenne, car la bureaucratie et les interminables tables de négociation sont les meilleurs alliés de ceux qui sapent le pouvoir décisionnel européen et la force politique de l’Union. Dans ce sens, comme cela a été le cas par le passé (Maastricht, Schengen, Prum), un nouveau traité international doit être institué pour donner un nouvel élan à l’action diplomatique et défensive de l’UE.
Pour une Europe forte
L’objectif d’une subjectivité politique pleinement réalisée de l’UE suppose, en plus d’une monnaie commune, la mise en place d’une défense commune. Il est donc nécessaire de créer un mécanisme intégré pour la défense et la sécurité qui optimise les financements destinés à la défense militaire et à la sécurité civile, par l’émission d’Euro-obligations, c’est-à-dire la contraction d’une dette commune, comme cela a déjà été fait par le passé pour des situations urgentes nécessitant une intervention. La défense commune de l’Europe devrait inclure à la fois le renforcement des capacités militaires (telles que les forces de défense communes) et des mesures pour la sécurité civile (comme la protection contre les cyberattaques, le terrorisme et les crises migratoires). Il est donc essentiel de développer également un service de coopération en matière de renseignement au niveau de l’UE, qui ne remplace pas les agences de renseignement nationales, mais agisse comme un centre de collecte et d’analyse des informations stratégiques pour soutenir le processus décisionnel politique et la planification opérationnelle au sein de l’Union. Augmenter les dépenses de défense de chaque État reste néanmoins la première mesure à prendre, en activant la “clause de sauvegarde” afin de dissocier les dépenses de défense et les investissements stratégiques du secteur du Pacte de stabilité, avec des conditions pour les dérogations nationales qui encouragent les collaborations industrielles entre pays européens et les programmes et acquisitions au niveau communautaire.
Pour une Europe compétitive
Le développement du marché unique européen est freiné par deux déficits majeurs : les grandes entreprises sont trop petites et insuffisamment intégrées, tandis que les PME souffrent des réglementations européennes avec des avantages limités. Il est nécessaire de s’attaquer à la question de la taille en se concentrant sur des secteurs tels que la finance, l’énergie et les communications. Il faut adopter un Code commercial européen pour simplifier la création et la croissance des entreprises, et créer une Union pour l’Épargne et les Investissements afin de soutenir la recherche et réduire la fragmentation fiscale qui pénalise les PME. Sans ressources adéquates, les transitions risquent d’échouer. À commencer par la transition environnementale, il est évident que son développement doit être accompagné d’une vision inclusive qui prenne en compte les effets et les conséquences sur les systèmes de production. Bien que les interventions en politique industrielle se multiplient, leur efficacité est limitée par des problèmes de coordination et un soutien financier public et privé insuffisant, en particulier dans les régions les plus défavorisées. Une stratégie industrielle commune de l’UE est nécessaire, notamment pour réduire l’écart des coûts énergétiques, qui représente le principal obstacle à la compétitivité.
Pour une Europe juste
Il est temps d’un nouveau « contrat social européen » qui allie la transition numérique et économique avec un renforcement fort et une coordination des politiques de protection sociale de l’Union européenne. Il est essentiel de promouvoir la formation et la reconversion continues des travailleurs, également selon le modèle de SURE, tout en combattant les stéréotypes de genre. Une action décisive est nécessaire pour harmoniser les politiques fiscales et de retraite, garantissant des normes communes en matière de santé et d’éducation pour la protection de tous, avec une attention particulière aux catégories les plus vulnérables. Un système de santé intégré et une éducation équitable sont essentiels pour réduire les inégalités. De plus, limiter la concurrence fiscale entre les États membres favorise l’équité sociale et économique, lutte contre la pauvreté et renforce la cohésion européenne. L’Europe doit mener un changement radical, en plaçant la justice sociale et l’égalité des genres au cœur du développement. Cela signifie adopter des politiques pour l’autonomisation des femmes, éliminer l’écart salarial entre les sexes, renforcer les droits de maternité et de paternité et garantir un système de protection sociale inclusif.
Pour une Europe démocratique
Ces dernières années, le processus démocratique a été compromis par l’influence des grandes plateformes numériques, qui ont remplacé les médias traditionnels en matière d’information. Au niveau mondial, cela a conduit à une dérégulation du débat public : des armées de bots, de trolls, de fausses informations, de propagande, de racisme, d’antisémitisme, de sexisme, de communications anti-scientifiques qui influencent la vie dans nos pays, en déplaçant les opinions publiques. Les géants technologiques, sans responsabilité éditoriale, augmentent leurs profits en alimentant les polarités de nos sociétés. L’Europe doit immédiatement mettre en œuvre un plan pour la sauvegarde de l’information, en promouvant un plan pour l’identité numérique certifiée pour l’accès aux plateformes et en prévoyant un fonds provenant de la taxation des grandes entreprises technologiques pour investir dans des environnements d’information impartiaux et de nouveaux écosystèmes sociaux de discussion.
Promosso da:
Picierno Pina, vicepresidente del parlamento Europeo, S&D – Partito Democratico
Primi firmatari:
Alessandro Alfieri, Senatore, Segreteria nazionale PD • Alessandro Sterpa, Università degli Studi della Tuscia • Carmine Pinto, Università degli Studi di Salerno • Christian Rocca, Direttore, Linkiesta • Costantino Visconti, Università di Palermo • Filippo Sensi, Senatore, Partito Democratico • Gianni Vernetti, già Sottosegretario agli Affari Esteri, Editorialista e scrittore • Giorgio Ventre, Università di Napoli Federico II • Lia Quartapelle, Deputata, PD • Nathalie Tocci, Istituto affari internazionali • Nona Mikhelidze, Istituto Affari Internazionali • Olga Tokariuk, Giornalista e scrittrice • Piero Graglia, Università degli Studi di Milano • Raphaël Glucksmann, Membro del Parlamento Europeo S&D, Fondatore Place Publique • Reinier van Lanschot, Membro del Parlamento Europeo, Gruppo dei Verdi • Sofia Ventura, Università di Bologna • Thomas Pellerin-Carlin, Membro del Parlamento Europeo, S&D • Tobias Cremer, Membro del Parlamento Europeo, S&D • Umberto Ranieri, Presidente, Fondazione Mezzogiorno Europa • Vittorio Emanuele Parsi, Università Cattolica del Sacro Cuore • Yaryna Grusha, Università degli Studi di Milano, Membro del consiglio PEN Ukraine • Sandro Gozi, eurodeputato, Renew Europe • Piero Fassino, deputato, Partito Democratico • Francesca Melandri, scrittrice • Carlo Calenda, senatore, Segretario Azione • Italo Spinelli, regista, nipote di Altiero • Benedetto Della Vedova, deputato, +Europa • Marco Follini, già deputato • Alberto Losacco, senatore, Partito Democratico • Giorgio Gori, europarlamentare, S&D, Partito Democratico • Ivan Scalfarotto, deputato, responsabile Esteri Italia Viva • Luciano Belli Paci, membro direzione Sinistra per Israele • Pierfrancesco Maran, europarlamentare, S&D, Partito Democratico • Emanuele Fiano, presidente Sinistra per Israele • Angelo Chiorazzo, Vice Presidente del Consiglio Regionale della Basilicata (Basilicata Casa Comune • Klára Dobrev, europarlamentare S&D, Demokratikus Koalíció (Hungary) • Luca Aniasi, Presidente Federazione Italiana Associazioni Partigian • Helena Janeczek, scrittrice, Premio Strega 2018 • Stefano Ceccanti, professore ordinario di diritto pubblico, La Sapienza • Costantino De Blasi, Presidente Liberi Oltre • Stefano Castagnoli, Presidente dell’Unione dei Federalisti Europei (UEF) • Luisa Trumellini, Segretaria nazionale dell’Unione dei Federalisti Europei (UEF) • Giulia Rossolillo, Vicepresidente dell’Unione dei Federalisti Europei (UEF) • Angelo Moretti, Portavoce MEAN (Movimento Europeo di Azione Nonviolenta) • Claudio Martelli, già Ministro della Giustizia
Qui puoi vedere quante persone hanno già scelto di unirsi a questa causa, contribuendo con il proprio impegno a dare forza al nostro appello. Aggiungi anche la tua firma e fai la differenza!
Il nostro APPELLO
Viviamo tempi di grandi cambiamenti, conflitti e insicurezze: alle autocrazie e ai regimi che minacciano apertamente le nostre democrazie si salda un movimento reazionario internazionale di destra estrema che utilizza paure e nuovi strumenti di egemonia, spingendo il dibattito pubblico verso una polarizzazione radicale.
E mentre l’Europa è sotto attacco nel suo processo di integrazione, il ceto medio perde reddito e funzione sociale e i conflitti le controversie sembrano voler essere risolti attraverso gli interessi di un mercantilismo sovranista pronto a schiacciare il diritto internazionale, i diritti umani e legittime rivendicazioni di indipendenza e di libertà dei popoli.
Siamo al centro di una tempesta perfetta: le destre estreme fanno da traino a una visione illiberale, la propaganda e la disinformazione invadono il dibattito pubblico e condizionano le opinioni pubbliche.
Occorre invertire la rotta, possiamo e dobbiamo reagire.
Democrazia, libertà, diritti, pace, società aperta, giustizia sociale e il sogno europeo restano ancora i bisogni e le opportunità di progresso dell’umanità.
Questo è lo spazio delle forze europeiste, progressiste, liberali e popolari che devono rinnovarsi e rispondere con coraggio alle sfide del presente.
Questo appello è una chiamata all’azione, alla mobilitazione, digitale e fisica, ad una rinnovata partecipazione alla vita pubblica per elaborare risposte concrete alle sfide del presente, puntando su cinque grandi temi che possono determinare il cambiamento dell’Unione Europea.
Una grande azione congiunta tra luoghi del sapere, della politica, istituzioni affinché i cittadini d’Europa tornino a sentirsi parte di una comunità di forza e di progresso.
Troppo spesso abbiamo esitato, ma ora siamo chiamati ad agire, con visione e coraggio.
Occorre per questo motivo spingere con forza per un’autonomia strategica e politica dell’Europa nello scenario geopolitico, iniziando subito il percorso di cooperazione militare tra gli eserciti europei perché non saranno le buone intenzioni a rendere forte l’Unione Europea ma la capacità di imporsi nella nuova triangolazione che Russia, Cina e USA hanno in mente.
Questo appello nasce dall’urgenza invariata che il Manifesto di Ventotene tracciò durante il secondo conflitto mondiale, per un’Europa federale e per un nuovo europeismo in difesa delle democrazie liberali e delle libertà dei popoli.
Da tre anni contiamo morti innocenti che il regime di Putin causa per sua rincorsa ad un Imperialismo abietto, con questo appello rinnoviamo il nostro impegno contro la barbarie, per l’Ucraina e per tutti coloro che lavorano e lottano per un futuro di pace e libertà per i loro popoli.
Per un’Europa LIBERA
Occorre avviare da subito un percorso di riforma dei Trattati che si ponga l’obiettivo non più rinviabile di superare il diritto di veto e lo snellimento del processo decisionale dell’Unione Europea, rendendo il Parlamento pienamente il luogo di concertazione, discussione, elaborazione delle proposte politiche del popolo europeo. Tali scelte consoliderebbero il ruolo del Parlamento come vera e propria istituzione legislativa autonoma, rafforzando la democrazia europea e dando più spazio alla partecipazione e alla rappresentanza popolare nel processo decisionale.
Questo traguardo non potrà che passare attraverso un sistema di partiti che inizino a pensarsi in chiave europea e che diventino motore di un’opinione pubblica comunitaria. Stante il panorama attuale se non sarà possibile avere una maggioranza per la riforma dei Trattati è necessario procedere senza perdere altro tempo a dialoghi rafforzati, alla cooperazione rafforzata tra alcuni Paesi Ue su unione della difesa e esercito comune europeo perché la burocrazia e gli infiniti tavoli negoziali sono i migliori alleati di chi attenta alla capacità decisionale europea e alla forza politica dell’Unione. In questo senso così come avvenuto in passato (Maastricht, Schengen, Prum) occorre istituire un nuovo trattato internazionale volto a dare un nuovo impulso all’azione diplomatica e difensiva dell’UE.
Per un’Europa FORTE
Il traguardo di una compiuta soggettività politica dell’UE presuppone, oltre ad una moneta comune, la realizzazione di una difesa comune.
È dunque necessario creare un meccanismo integrato per la difesa e la sicurezza che ottimizzi i finanziamenti destinati alla difesa militare e alla sicurezza civile, attraverso emissione di Eurobond e cioè contrazione di debito comune come già fatto in passato per situazioni che hanno richiesto un intervento urgente. La difesa comune dell’Europa dovrebbe comprendere sia il potenziamento delle capacità militari (come forze di difesa comuni) che le misure per la sicurezza civile (come la protezione contro attacchi informatici, il terrorismo e le crisi migratorie). È quindi essenziale sviluppare anche un servizio di cooperazione di intelligence a livello dell’UE, che non sostituisca le agenzie di intelligence nazionali, ma agisca come un punto di raccolta e analisi delle informazioni strategiche per supportare il processo decisionale politico e la pianificazione operativa dell’Unione. Aumentare la spesa per la difesa di ogni singolo Stato resta comunque la prima mossa da mettere in campo, attivando la “clausola di salvaguardia” così da scorporare le spese della difesa e degli investimenti strategici del settore dal Patto di stabilità, con delle condizionalità̀ alle deroghe nazionali che incentivino collaborazioni industriali fra Paesi europei e programmi e acquisizioni in ambito comunitario.
Per un’Europa COMPETITIVA
Lo sviluppo del mercato unico europeo è ostacolato da due gravi deficit: le grandi imprese sono troppo piccole e poco integrate, mentre le PMI soffrono le normative europee con benefici limitati. È necessario affrontare la questione dimensionale, puntando su settori come quello finanziario, energetico e delle comunicazioni. Occorre adottare un Codice europeo di diritto commerciale per semplificare la creazione e crescita delle imprese, creare un’Unione del Risparmio e degli Investimenti per supportare la ricerca e ridurre la frammentazione fiscale che penalizza le PMI. Senza risorse adeguate, le transizioni rischiano di fallire. A partire da quella ambientale, appare di tutta evidenza, l’esigenza di accompagnarne gli sviluppi con una visione inclusiva che si faccia carico di effetti e conseguenze sugli apparati produttivi. Sebbene aumentino gli interventi di politica industriale, la loro efficacia è limitata da problemi di coordinamento e da un insufficiente sostegno finanziario pubblico e privato, in particolare nelle regioni più svantaggiate. È necessaria una strategia industriale comune dell’UE, in particolare per ridurre il divario dei costi energetici, che rappresentano il principale ostacolo alla competitività.
Per un’Europa GIUSTA
È tempo di un nuovo “contratto sociale europeo” che coniughi la transizione digitale ed economica con un forte rafforzamento e coordinamento delle politiche di welfare dell’Unione Europea. È fondamentale promuovere la formazione e la riqualificazione continua dei lavoratori, anche sul modello di SURE, combattendo gli stereotipi di genere. Serve un’azione decisa per armonizzare le politiche fiscali e previdenziali, garantendo standard comuni in sanità e istruzione a tutela di tutti, con attenzione alle categorie più vulnerabili. Un sistema sanitario integrato e un’istruzione equa sono essenziali per ridurre le disuguaglianze. Inoltre, limitare la concorrenza fiscale tra Stati membri favorisce l’equità sociale ed economica, contrastando la povertà e rafforzando la coesione europea. L’Europa deve guidare un cambiamento radicale, ponendo giustizia sociale e uguaglianza di genere al centro dello sviluppo. Questo significa adottare politiche per l’empowerment femminile, eliminare il gender pay gap, rafforzare i diritti di maternità e paternità e garantire un welfare inclusivo.
Per un’Europa DEMOCRATICA
Nel corso di questi anni il processo democratico è stato compromesso dall’influenza delle grandi piattaforme digitali che a livello informativo hanno rimpiazzato i media tradizionali. A livello globale questo ha determinato una deregulation del dibattito pubblico: eserciti di boot, di troll, di fake news, propaganda, razzismo, antisemitismo, sessismo, comunicazioni antiscientifiche che condizionano la vita nei nostri Paesi arrivando a spostare il sentimento delle opinioni pubbliche. Giganti tecnologici senza responsabilità editoriali che aumentano i loro profitti sulle polarizzazioni delle nostre società. L’Europa deve attuare subito un piano per la salvaguardia dell’informazione, promuovendo un piano per l’identità digitale certificata per l’accesso alle piattaforme e prevedendo un fondo che dalla tassazione delle big tech investa su ambienti informativi imparziali e nuovi ecosistemi social di discussione.
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For a Free and Strong Europe
We are living in times of great changes, conflicts, and uncertainties: alongside autocracies and regimes that openly threaten our democracies, there is a rising international reactionary movement of extreme right-wing forces that exploit fears and new tools of hegemony, pushing public debate toward radical polarisation.
While Europe is under attack in its integration process, the middle class is losing income and social function, and conflicts seem to be resolved through the interests of sovereigntist mercantilism, which is ready to crush international law, human rights, and legitimate claims for independence and freedom of peoples.
We are at the centre of a perfect storm: extreme right-wing forces are driving an illiberal vision, propaganda and disinformation are invading the public debate, and influencing public opinion.
It is necessary to change course; we can and must react.
Democracy, freedom, rights, peace, an open society, social justice, and the European dream remain the needs and opportunities for the progress of humanity. This is the space for pro-European, progressive, liberal, and popular forces that must renew themselves and respond with courage to the challenges of the present.
This appeal is a call to action, to mobilisation, both digital and physical, to renewed participation in public life, to develop concrete responses to the challenges of today, focusing on five major themes that can determine the future of the European Union. A great joint action between places of knowledge, politics, and institutions to ensure that the citizens of Europe once again feel part of a community of strength and progress.
Too often we have hesitated, but now we are called to act, with vision and courage.
For this reason, it is essential to strongly push for Europe’s strategic and political autonomy in the geopolitical scenario, beginning immediately with the path of military cooperation among European armies because it will not be good intentions that will make the European Union strong but the ability to impose itself in the new triangulation envisioned by Russia, China, and the USA.
This appeal arises from the unchanged urgency that the Ventotene Manifesto outlined during World War II, for a federal Europe and a new Europeanism to defend liberal democracies and the freedoms of peoples.
For three years, we have counted innocent lives lost due to Putin’s regime in pursuit of a despicable Imperialism. With this appeal, we renew our commitment against barbarism, for Ukraine and for all those working and fighting for a future of peace and freedom for their peoples.
For a Free Europe
We must immediately initiate a process of reforming the Treaties, with the aim of no longer postponing the removal of the veto power and streamlining the decision-making process of the European Union, making the European Parliament the true place for concertation, discussion, and the development of political proposals for the European people. Such choices would consolidate the Parliament’s role as a fully autonomous legislative institution, strengthening European democracy and providing more space for participation and popular representation in the decision-making process. This goal can only be achieved through a system of political parties that begin to think in European terms and become the driving force of a European public opinion. Given the current political landscape, if it is not possible to secure a majority for Treaty reform, it is essential to proceed without further delay with enhanced dialogues and closer cooperation among some EU countries on defence union and a common European army, as bureaucracy and endless negotiation tables are the best allies of those who undermine European decision-making power and the political strength of the Union. In this sense, as happened in the past (Maastricht, Schengen, Prum), a new international treaty should be established to give a renewed impetus to the EU’s diplomatic and defensive actions.
For a Strong Europe
The goal of a fully realized political subjectivity for the EU requires, in addition to a common currency, the establishment of a common defense. It is therefore necessary to create an integrated mechanism for defense and security that optimizes funding for military defense and civilian security, through the issuance of Eurobonds, i.e., the taking on of common debt, as was done in the past for situations requiring urgent intervention. The common defense of Europe should include both the strengthening of military capabilities (such as common defense forces) and measures for civilian security (such as protection against cyber-attacks, terrorism, and migration crises). It is therefore essential to also develop an EU-level intelligence cooperation service that does not replace national intelligence agencies but acts as a point for gathering and analyzing strategic information to support the political decision-making process and operational planning of the Union. Increasing defense spending in each individual state remains the first step to be taken, activating the “safeguard clause” to separate defense and strategic sector investments from the Stability Pact, with conditionalities for national exemptions that encourage industrial collaborations between European countries and community-level programs and acquisitions.
For a Competitive Europe
The development of the European Single Market is hindered by two major deficits: large companies are too small and insufficiently integrated, while SMEs suffer from European regulations with limited benefits. It is essential to address the issue of size by focusing on sectors such as finance, energy, and communications. A European Commercial Code must be adopted to simplify the creation and growth of businesses, and a Union for Savings and Investments should be established to support research and reduce tax fragmentation that penalises SMEs. Without adequate resources, transitions are at risk of failure. Starting with the environmental transition, it is clear that its developments must be accompanied by an inclusive vision that takes into account the effects and consequences on production systems. Although industrial policy interventions are increasing, their effectiveness is limited by coordination problems and insufficient public and private financial support, particularly in more disadvantaged regions. A common EU industrial strategy is needed, especially to reduce the energy cost gap, which remains the primary obstacle to competitiveness.
For a Just Europe
It is time for a new “European social contract” that combines the digital and economic transition with a strong reinforcement and coordination of the European Union’s welfare policies. It is essential to promote the continuous training and retraining of workers, also following the model of SURE, while combating gender stereotypes. Decisive action is needed to harmonize fiscal and pension policies, ensuring common standards in healthcare and education for the protection of all, with attention to the most vulnerable groups. An integrated healthcare system and equitable education are essential to reducing inequalities. Furthermore, limiting fiscal competition among Member States promotes social and economic fairness, combating poverty and strengthening European cohesion. Europe must lead a radical change, placing social justice and gender equality at the heart of development. This means adopting policies for women’s empowerment, eliminating the gender pay gap, strengthening maternity and paternity rights, and ensuring an inclusive welfare system.
For a Democratic Europe
In recent years, the democratic process has been compromised by the influence of major digital platforms, which have replaced traditional media at the informational level. Globally, this has led to a deregulation of public debate: armies of bots, trolls, fake news, propaganda, racism, antisemitism, sexism, and anti-scientific communications are shaping life in our countries, shifting public opinion. Technology giants with no editorial accountability increase their profits through the polarisation of our societies. Europe must immediately implement a plan to safeguard information, promoting a plan for certified digital identity to access platforms and establishing a fund from the taxation of big tech companies to invest in impartial informational environments and new social discussion ecosystems.
Pour une Europe libre et forte
Nous vivons des temps de grands changements, de conflits et d’insécurités : aux côtés des autocraties et des régimes qui menacent ouvertement nos démocraties, un mouvement réactionnaire international d’extrême droite se développe, utilisant les peurs et de nouveaux outils d’hégémonie, poussant le débat public vers une polarisation radicale.
Alors que l’Europe est attaquée dans son processus d’intégration, la classe moyenne perd du revenu et de sa fonction sociale, et les conflits semblent vouloir être résolus à travers les intérêts d’un mercantilisme souverainiste prêt à écraser le droit international, Droit de l’Homme et les revendications légitimes d’indépendance et de liberté des peuples.
Nous sommes au cœur d’une tempête parfaite : les extrêmes droites font office de moteur pour une vision illibérale, la propagande et la désinformation envahissent le débat public et conditionnent les opinions publiques.
Il est nécessaire de changer de cap ; nous pouvons et devons réagir.
La démocratie, la liberté, les droits, la paix, la société ouverte, la justice sociale et le rêve européen restent les besoins et les opportunités de progrès de l’humanité. C’est là que se trouvent les forces européistes, progressistes, libérales et populaires qui doivent se renouveler et répondre avec courage aux défis du présent.
Cet appel est un appel à l’action, à la mobilisation, digitale et physique, à une participation renouvelée à la vie publique pour élaborer des réponses concrètes aux défis d’aujourd’hui, en se concentrant sur cinq grands thèmes qui peuvent déterminer l’avenir de l’Union européenne. Une grande action conjointe entre les lieux du savoir, de la politique et les institutions pour que les citoyens d’Europe se sentent à nouveau membres d’une communauté de force et de progrès.
Trop souvent, nous avons hésité, mais maintenant, nous sommes appelés à agir, avec vision.
C’est pourquoi il est essentiel de pousser pour une autonomie stratégique et politique de l’Europe sur la scène géopolitique, en commençant immédiatement par la coopération militaire entre les armées européennes, car ce ne seront pas les bonnes intentions qui rendront l’Union européenne forte, mais sa capacité à s’imposer dans la nouvelle triangulation que la Russie, la Chine et les États-Unis ont en tête.
Cet appel naît de l’urgence inchangée que le Manifeste de Ventotene avait tracée pendant la Seconde Guerre mondiale, pour une Europe fédérale et un nouvel européanisme, en défense des démocraties libérales et autodétermination des peuples.
Depuis trois ans, nous comptons les innocents tués par le régime de Poutine dans sa quête d’un impérialisme abject. Avec cet appel, nous renouvelons notre engagement contre la barbarie, pour l’Ukraine et pour tous ceux qui travaillent et luttent pour un avenir de paix et de liberté pour leurs peuples.
Pour une Europe libre
Il est nécessaire de commencer immédiatement un processus de réforme des Traités, avec pour objectif de ne plus remettre à plus tard l’élimination du droit de veto et de simplifier le processus décisionnel de l’Union Européenne, en faisant du Parlement européen le véritable lieu de concertation, de discussion et d’élaboration des propositions politiques pour le peuple européen. De telles décisions consolideraient le rôle du Parlement en tant qu’institution législative pleinement autonome, renforçant ainsi la démocratie européenne et offrant davantage d’espace à la participation et à la représentation populaire dans le processus décisionnel. Cet objectif ne pourra être atteint que par un système de partis politiques qui commencent à se penser en termes européens et qui deviennent le moteur d’une opinion publique communautaire. Étant donné le paysage politique actuel, si une majorité pour la réforme des Traités n’est pas possible, il est essentiel de procéder sans plus attendre à des dialogues renforcés et à une coopération approfondie entre certains pays de l’UE sur l’union de la défense et un armée commune européenne, car la bureaucratie et les interminables tables de négociation sont les meilleurs alliés de ceux qui sapent le pouvoir décisionnel européen et la force politique de l’Union. Dans ce sens, comme cela a été le cas par le passé (Maastricht, Schengen, Prum), un nouveau traité international doit être institué pour donner un nouvel élan à l’action diplomatique et défensive de l’UE.
Pour une Europe forte
L’objectif d’une subjectivité politique pleinement réalisée de l’UE suppose, en plus d’une monnaie commune, la mise en place d’une défense commune. Il est donc nécessaire de créer un mécanisme intégré pour la défense et la sécurité qui optimise les financements destinés à la défense militaire et à la sécurité civile, par l’émission d’Euro-obligations, c’est-à-dire la contraction d’une dette commune, comme cela a déjà été fait par le passé pour des situations urgentes nécessitant une intervention. La défense commune de l’Europe devrait inclure à la fois le renforcement des capacités militaires (telles que les forces de défense communes) et des mesures pour la sécurité civile (comme la protection contre les cyberattaques, le terrorisme et les crises migratoires). Il est donc essentiel de développer également un service de coopération en matière de renseignement au niveau de l’UE, qui ne remplace pas les agences de renseignement nationales, mais agisse comme un centre de collecte et d’analyse des informations stratégiques pour soutenir le processus décisionnel politique et la planification opérationnelle au sein de l’Union. Augmenter les dépenses de défense de chaque État reste néanmoins la première mesure à prendre, en activant la “clause de sauvegarde” afin de dissocier les dépenses de défense et les investissements stratégiques du secteur du Pacte de stabilité, avec des conditions pour les dérogations nationales qui encouragent les collaborations industrielles entre pays européens et les programmes et acquisitions au niveau communautaire.
Pour une Europe compétitive
Le développement du marché unique européen est freiné par deux déficits majeurs : les grandes entreprises sont trop petites et insuffisamment intégrées, tandis que les PME souffrent des réglementations européennes avec des avantages limités. Il est nécessaire de s’attaquer à la question de la taille en se concentrant sur des secteurs tels que la finance, l’énergie et les communications. Il faut adopter un Code commercial européen pour simplifier la création et la croissance des entreprises, et créer une Union pour l’Épargne et les Investissements afin de soutenir la recherche et réduire la fragmentation fiscale qui pénalise les PME. Sans ressources adéquates, les transitions risquent d’échouer. À commencer par la transition environnementale, il est évident que son développement doit être accompagné d’une vision inclusive qui prenne en compte les effets et les conséquences sur les systèmes de production. Bien que les interventions en politique industrielle se multiplient, leur efficacité est limitée par des problèmes de coordination et un soutien financier public et privé insuffisant, en particulier dans les régions les plus défavorisées. Une stratégie industrielle commune de l’UE est nécessaire, notamment pour réduire l’écart des coûts énergétiques, qui représente le principal obstacle à la compétitivité.
Pour une Europe juste
Il est temps d’un nouveau « contrat social européen » qui allie la transition numérique et économique avec un renforcement fort et une coordination des politiques de protection sociale de l’Union européenne. Il est essentiel de promouvoir la formation et la reconversion continues des travailleurs, également selon le modèle de SURE, tout en combattant les stéréotypes de genre. Une action décisive est nécessaire pour harmoniser les politiques fiscales et de retraite, garantissant des normes communes en matière de santé et d’éducation pour la protection de tous, avec une attention particulière aux catégories les plus vulnérables. Un système de santé intégré et une éducation équitable sont essentiels pour réduire les inégalités. De plus, limiter la concurrence fiscale entre les États membres favorise l’équité sociale et économique, lutte contre la pauvreté et renforce la cohésion européenne. L’Europe doit mener un changement radical, en plaçant la justice sociale et l’égalité des genres au cœur du développement. Cela signifie adopter des politiques pour l’autonomisation des femmes, éliminer l’écart salarial entre les sexes, renforcer les droits de maternité et de paternité et garantir un système de protection sociale inclusif.
Pour une Europe démocratique
Ces dernières années, le processus démocratique a été compromis par l’influence des grandes plateformes numériques, qui ont remplacé les médias traditionnels en matière d’information. Au niveau mondial, cela a conduit à une dérégulation du débat public : des armées de bots, de trolls, de fausses informations, de propagande, de racisme, d’antisémitisme, de sexisme, de communications anti-scientifiques qui influencent la vie dans nos pays, en déplaçant les opinions publiques. Les géants technologiques, sans responsabilité éditoriale, augmentent leurs profits en alimentant les polarités de nos sociétés. L’Europe doit immédiatement mettre en œuvre un plan pour la sauvegarde de l’information, en promouvant un plan pour l’identité numérique certifiée pour l’accès aux plateformes et en prévoyant un fonds provenant de la taxation des grandes entreprises technologiques pour investir dans des environnements d’information impartiaux et de nouveaux écosystèmes sociaux de discussion.
Promosso da:
Picierno Pina
vicepresidente del parlamento Europeo
S&D – Partito Democratico
Primi firmatari:
Alessandro Alfieri
Senatore, Segreteria nazionale PD
Alessandro Sterpa
Università degli Studi della Tuscia
Carmine Pinto
Università degli Studi di Salerno
Christian Rocca
Direttore, Linkiesta
Costantino Visconti
Università di Palermo
Filippo Sensi
Senatore, Partito Democratico
Gianni Vernetti
già Sottosegretario agli Affari Esteri
Editorialista e scrittore
Giorgio Ventre
Università di Napoli Federico II
Lia Quartapelle
Deputata, PD
Nathalie Tocci
Istituto affari internazionali
Nona Mikhelidze
Istituto Affari Internazionali
Olga Tokariuk
Giornalista e scrittrice
Piero Graglia
Università degli Studi di Milano
Raphaël Glucksmann
Membro del Parlamento Europeo S&D
Fondatore Place Publique
Reinier van Lanschot
Membro del Parlamento Europeo
Gruppo dei Verdi
Sofia Ventura
Università di Bologna
Thomas Pellerin-Carlin
Membro del Parlamento Europeo, S&D
Tobias Cremer
Membro del Parlamento Europeo, S&D
Umberto Ranieri
Presidente, Fondazione Mezzogiorno Europa
Vittorio Emanuele Parsi
Università Cattolica del Sacro Cuore
Yaryna Grusha
Università degli Studi di Milano
Membro del consiglio PEN Ukraine
Sandro Gozi
eurodeputato, Renew Europe
Piero Fassino
deputato, Partito Democratico
Francesca Melandri
scrittrice
Carlo Calenda
senatore, Segretario Azione
Italo Spinelli
regista, nipote di Altiero
Benedetto Della Vedova
deputato, +Europa
Marco Follini
già deputato
Alberto Losacco
senatore, Partito Democratico
Giorgio Gori
europarlamentare, S&D
Partito Democratico
Ivan Scalfarotto
deputato, responsabile Esteri Italia Viva
Luciano Belli Paci
membro direzione Sinistra per Israele
Pierfrancesco Maran
europarlamentare, S&D,
Partito Democratico
Emanuele Fiano
presidente Sinistra per Israele
Angelo Chiorazzo
Vice Presidente del Consiglio
Regionale della Basilicata
(Basilicata Casa Comune)
Klára Dobrev
europarlamentare S&D
Demokratikus Koalíció (Hungary)
Luca Aniasi
Presidente Federazione Italiana
Associazioni Partigian
Helena Janeczek
scrittrice, Premio Strega 2018
Stefano Ceccanti
professore ordinario di diritto pubblico
La Sapienza
Costantino De Blasi
Presidente Liberi Oltre
Stefano Castagnoli
Presidente dell’Unione
dei Federalisti Europei (UEF)
Luisa Trumellini
Segretaria nazionale dell’Unione
dei Federalisti Europei (UEF)
Giulia Rossolillo
Vicepresidente dell’Unione
dei Federalisti Europei (UEF)
Angelo Moretti
Portavoce MEAN (Movimento Europeo
di Azione Nonviolenta)
Claudio Martelli
già Ministro della Giustizia
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BIOGRAFIA
Pina Picierno
Pina Picierno nasce a Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, il 10 maggio 1981.
Si laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Salerno. Nel 2003 diventa Presidente Nazionale dei Giovani della Margherita, gruppo politico giovanile di area democratica. Alle elezioni italiane del 2008 e del 2013 viene eletta alla Camera dei Deputati per il Partito Democratico, sempre occupandosi di cultura, giustizia e legalità, sia nelle commissioni parlamentari che nel partito politico a livello nazionale.
Eletta come membro del Parlamento Europeo nel 2014, viene riconfermata per un secondo mandato alle elezioni europee del 2019, e diviene membro delle commissioni Agricoltura (AGRI) e Diritti delle Donne e Uguaglianza di Genere (FEMM) e della Delegazione per i rapporti con Israele (D-IL).
Nella commissione per i Diritti delle Donne è stata relatrice e relatrice ombra di diversi relazioni parlamentari, tra cui quella del settembre 2018 “sulle misure per prevenire e contrastare il mobbing e le molestie sessuali sul posto di lavoro, nei luoghi pubblici e nella vita politica nell’UE”, nonché la relazione sull’applicazione dell’articolo 83 del Trattato UE anche per i reati di violenza di genere nel 2021. È stata relatrice permanente per il gruppo S&D della ratifica della Convenzione di Istanbul da parte dell’Unione europea dal 2019. Nel 2020 è stata relatrice ombra per la commissione FEMM del parere sul regolamento “che istituisce il dispositivo per la ripresa e la resilienza” (RRF).
Nel 2022, dopo la pubblicazione della proposta di direttiva contro la violenza di genere da parte della Commissione europea, ne diventa relatrice ombra per il gruppo dei Socialisti e Democratici. Nel gennaio 2022 è eletta seconda Vicepresidente del Parlamento europeo con 527 voti, ottenendo in seguito, tra le altre, le deleghe alla Comunicazione e ai rapporti con l’assemblea parlamentare per il Mediterraneo.
Rieletta nel giugno 2024 per un terzo mandato, viene altresì riconfermata Vicepresidente del Parlamento nel luglio dello stesso anno, in seguito entrando a far parte delle commissioni per le Petizioni (PETI) e Libertà civili, Giustizia e Affari interni (LIBE) e della Delegazione alla commissione parlamentare di associazione UE-Ucraina (D-UA).
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English
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BIOGRAPHY
Pina Picierno was born in Santa Maria Capua Vetere, in the province of Caserta, on May 10th 1981.
She graduated in Communication Sciences at the University of Salerno. In 2003 she became National President of the “Giovani della Margherita”, youth political group of the democratic political area.
In the national Italian elections in 2008 and 2013 she was elected to the Chamber of Deputies for the Partito Democratico, always dealing with issues of culture, justice and legality, both in parliamentary committees and in the political party at national level.
Elected as a member of the European Parliament in 2014, she was reconfirmed for a second term in the 2019 European elections, and became a member of the Committees on Agriculture (AGRI) and Women’s Rights and Gender Equality (FEMM) and the Delegation for relations with Israel (D-IL).
In the Committee on Women’s Rights she was rapporteur and shadow rapporteur of several parliamentary reports, including the one of September 2018 “on measures to prevent and combat bullying and sexual harassment in the workplace, in public places and in political life in ‘EU “, as well as the report on the application of article 83 of the EU Treaty also for crimes of gender-based violence in 2021. Since 2019 she was standing rapporteur for the S&D group on the ratification of the Istanbul Convention by the European Union. In 2020 she was shadow rapporteur for the FEMM committee of the opinion on the regulation “establishing the mechanism for recovery and resilience” (RRF).
In 2022, after the publication of the proposal of a directive against gender-based violence by the European Commission, she becomes its shadow rapporteur for the Group of Socialists and Democrats. In January 2022, she was elected second Vice-President of the European Parliament with 527 votes, subsequently obtaining, among others, the portfolios for Communication and for the relations with the Parliamentary Assembly for the Mediterranean.
Re-elected in June 2024 for a third term, she was also reconfirmed as Vice-President of the Parliament in July of the same year, subsequently joining the Committees on Petitions (PETI) and Civil Liberties, Justice and Home Affairs (LIBE) and the Delegation to the EU-Ukraine Parliamentary Association Committee (D-UA).
BIOGRAPHIE
Pina Picierno est née à Santa Maria Capua Vetere, dans la province de Caserte, le 10 mai 1981. Il est diplômé en Sciences de la Communication à l’Université de Salerne. En 2003, il devient président national de la Jeunesse Margherita, un groupe politique de jeunes démocratiques.
Aux élections italiennes de 2008 et 2013, elle a été élue à la Chambre des députés pour le Parti démocrate, s’occupant toujours de culture, de justice et de légalité, tant dans les commissions parlementaires que dans le parti politique au niveau national.
Élue députée européenne en 2014, elle est reconfirmée pour un second mandat aux élections européennes de 2019, et devient membre des commissions de l’agriculture (AGRI) et des droits des femmes et de l’égalité des genres (FEMM) ainsi que de la délégation pour les relations avec Israël (D-IL).
Français Au sein de la commission des droits de la femme, elle a été rapporteure et rapporteure fictive de plusieurs rapports parlementaires, notamment le rapport de septembre 2018 « sur les mesures visant à prévenir et à combattre le harcèlement moral et sexuel sur le lieu de travail, dans les lieux publics et dans la vie politique dans l’UE », ainsi que le rapport sur l’application de l’article 83 du traité de l’UE également aux crimes de violence fondés sur le genre en 2021.
Elle est rapporteure permanente du groupe S&D sur la ratification de la Convention d’Istanbul par l’Union européenne depuis 2019. En 2020, elle a été rapporteure fictive de la commission FEMM sur l’avis relatif au règlement « établissant la Facilité pour la reprise et la résilience » (FRR).
En 2022, après la publication de la proposition de directive contre les violences faites aux femmes par la Commission européenne, elle devient rapporteure fictive pour le groupe des socialistes et démocrates. En janvier 2022, elle a été élue deuxième vice-présidente du Parlement européen avec 527 voix, obtenant par la suite, entre autres, les délégations pour la communication et les relations avec l’Assemblée parlementaire pour la Méditerranée. Réélue en juin 2024 pour un troisième mandat, elle a également été reconfirmée comme vice-présidente du Parlement en juillet de la même année, rejoignant par la suite les commissions des pétitions (PETI) et des libertés civiles, de la justice et des affaires intérieures (LIBE) et la délégation à la commission parlementaire d’association UE-Ukraine (D-UA).
BIOGRAFIA
Pina Picierno
Pina Picierno nasce a Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, il 10 maggio 1981.
Si laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Salerno. Nel 2003 diventa Presidente Nazionale dei Giovani della Margherita, gruppo politico giovanile di area democratica. Alle elezioni italiane del 2008 e del 2013 viene eletta alla Camera dei Deputati per il Partito Democratico, sempre occupandosi di cultura, giustizia e legalità, sia nelle commissioni parlamentari che nel partito politico a livello nazionale.
Eletta come membro del Parlamento Europeo nel 2014, viene riconfermata per un secondo mandato alle elezioni europee del 2019, e diviene membro delle commissioni Agricoltura (AGRI) e Diritti delle Donne e Uguaglianza di Genere (FEMM) e della Delegazione per i rapporti con Israele (D-IL).
Nella commissione per i Diritti delle Donne è stata relatrice e relatrice ombra di diversi relazioni parlamentari, tra cui quella del settembre 2018 “sulle misure per prevenire e contrastare il mobbing e le molestie sessuali sul posto di lavoro, nei luoghi pubblici e nella vita politica nell’UE”, nonché la relazione sull’applicazione dell’articolo 83 del Trattato UE anche per i reati di violenza di genere nel 2021. È stata relatrice permanente per il gruppo S&D della ratifica della Convenzione di Istanbul da parte dell’Unione europea dal 2019. Nel 2020 è stata relatrice ombra per la commissione FEMM del parere sul regolamento “che istituisce il dispositivo per la ripresa e la resilienza” (RRF).
Nel 2022, dopo la pubblicazione della proposta di direttiva contro la violenza di genere da parte della Commissione europea, ne diventa relatrice ombra per il gruppo dei Socialisti e Democratici. Nel gennaio 2022 è eletta seconda Vicepresidente del Parlamento europeo con 527 voti, ottenendo in seguito, tra le altre, le deleghe alla Comunicazione e ai rapporti con l’assemblea parlamentare per il Mediterraneo.
Rieletta nel giugno 2024 per un terzo mandato, viene altresì riconfermata Vicepresidente del Parlamento nel luglio dello stesso anno, in seguito entrando a far parte delle commissioni per le Petizioni (PETI) e Libertà civili, Giustizia e Affari interni (LIBE) e della Delegazione alla commissione parlamentare di associazione UE-Ucraina (D-UA).
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English
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BIOGRAPHY
Pina Picierno was born in Santa Maria Capua Vetere, in the province of Caserta, on May 10th 1981.
She graduated in Communication Sciences at the University of Salerno. In 2003 she became National President of the “Giovani della Margherita”, youth political group of the democratic political area.
In the national Italian elections in 2008 and 2013 she was elected to the Chamber of Deputies for the Partito Democratico, always dealing with issues of culture, justice and legality, both in parliamentary committees and in the political party at national level.
Elected as a member of the European Parliament in 2014, she was reconfirmed for a second term in the 2019 European elections, and became a member of the Committees on Agriculture (AGRI) and Women’s Rights and Gender Equality (FEMM) and the Delegation for relations with Israel (D-IL).
In the Committee on Women’s Rights she was rapporteur and shadow rapporteur of several parliamentary reports, including the one of September 2018 “on measures to prevent and combat bullying and sexual harassment in the workplace, in public places and in political life in ‘EU “, as well as the report on the application of article 83 of the EU Treaty also for crimes of gender-based violence in 2021. Since 2019 she was standing rapporteur for the S&D group on the ratification of the Istanbul Convention by the European Union. In 2020 she was shadow rapporteur for the FEMM committee of the opinion on the regulation “establishing the mechanism for recovery and resilience” (RRF).
In 2022, after the publication of the proposal of a directive against gender-based violence by the European Commission, she becomes its shadow rapporteur for the Group of Socialists and Democrats. In January 2022, she was elected second Vice-President of the European Parliament with 527 votes, subsequently obtaining, among others, the portfolios for Communication and for the relations with the Parliamentary Assembly for the Mediterranean.
Re-elected in June 2024 for a third term, she was also reconfirmed as Vice-President of the Parliament in July of the same year, subsequently joining the Committees on Petitions (PETI) and Civil Liberties, Justice and Home Affairs (LIBE) and the Delegation to the EU-Ukraine Parliamentary Association Committee (D-UA).
BIOGRAPHIE
Pina Picierno est née à Santa Maria Capua Vetere, dans la province de Caserte, le 10 mai 1981. Il est diplômé en Sciences de la Communication à l’Université de Salerne. En 2003, il devient président national de la Jeunesse Margherita, un groupe politique de jeunes démocratiques.
Aux élections italiennes de 2008 et 2013, elle a été élue à la Chambre des députés pour le Parti démocrate, s’occupant toujours de culture, de justice et de légalité, tant dans les commissions parlementaires que dans le parti politique au niveau national.
Élue députée européenne en 2014, elle est reconfirmée pour un second mandat aux élections européennes de 2019, et devient membre des commissions de l’agriculture (AGRI) et des droits des femmes et de l’égalité des genres (FEMM) ainsi que de la délégation pour les relations avec Israël (D-IL).
Français Au sein de la commission des droits de la femme, elle a été rapporteure et rapporteure fictive de plusieurs rapports parlementaires, notamment le rapport de septembre 2018 « sur les mesures visant à prévenir et à combattre le harcèlement moral et sexuel sur le lieu de travail, dans les lieux publics et dans la vie politique dans l’UE », ainsi que le rapport sur l’application de l’article 83 du traité de l’UE également aux crimes de violence fondés sur le genre en 2021.
Elle est rapporteure permanente du groupe S&D sur la ratification de la Convention d’Istanbul par l’Union européenne depuis 2019. En 2020, elle a été rapporteure fictive de la commission FEMM sur l’avis relatif au règlement « établissant la Facilité pour la reprise et la résilience » (FRR).
En 2022, après la publication de la proposition de directive contre les violences faites aux femmes par la Commission européenne, elle devient rapporteure fictive pour le groupe des socialistes et démocrates. En janvier 2022, elle a été élue deuxième vice-présidente du Parlement européen avec 527 voix, obtenant par la suite, entre autres, les délégations pour la communication et les relations avec l’Assemblée parlementaire pour la Méditerranée. Réélue en juin 2024 pour un troisième mandat, elle a également été reconfirmée comme vice-présidente du Parlement en juillet de la même année, rejoignant par la suite les commissions des pétitions (PETI) et des libertés civiles, de la justice et des affaires intérieures (LIBE) et la délégation à la commission parlementaire d’association UE-Ukraine (D-UA).
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